Sapete qual è la prova più convincente (e schiacciante) della presenza di vita sulla Terra? Mi dispiace dirvi che non siete voi, bensì la composizione della nostra atmosfera.
Mettiamoci nei panni di un immaginario alieno mandato in esplorazione del terzo pianeta di uno dei tanti sistemi planetari che popolano la galassia e chiediamoci cosa potrebbe convincerlo che su questo bel pianeta blu si è sviluppata la vita.
Certo il pianeta ha un look diverso dal rossastro
Marte, ma basta fare un’analisi anche da lontano della sua atmosfera per
rendersi conto della presenza di ossigeno, oltre che ad una
quantità inferiore, ma facilmente misurabile, di metano.
Il nostro alieno ha studiato la chimica e sa che l’ossigeno è un elemento molto
reattivo che tende a combinarsi con tutto. Il fatto di trovare ossigeno nell’atmosfera
significa che viene continuamento prodotto.
Noi sappiamo che è opera delle piante e delle alghe, ma l’alieno non ha tempo
di soffermarsi sull’ossigeno perché viene distratto da un dato ancora più
stupefacente: vede una bella quantità di metano.
Gli esseri viventi come fabbriche di metano
L'alieno sa che, data una miscela di gas, avvengono reazioni che producono e poi distruggono il metano ma è stupito dalla quantità registrata dai suoi strumenti che dicono che nell'atmosfera del pianeta blu il metano è straordinariamente più abbondante di quello che avrebbe potuto per un'atmosfera in equilibrio chimico.
Non si può trattare di un fatto transitorio perché la radiazione ultravioletta del Sole fa scomparire il metano quindi al nostro ipotetico alieno non resterebbe che concludere che sul pianeta c'è una fabbrica di metano.
In effetti, noi sappiamo che di fabbriche ce ne sono tante, innumerevoli.
Ogni essere vivente, animale o vegetale, produce metano: dai batteri agli elefanti, dalle paludi alle coltivazioni di riso. Il nostro alieno sa che ci sono anche processi geologici che producono metano, ma sa anche che per mantenere una grande quantità di metano nell’atmosfera di un pianeta è meglio ricorrere ad un esercito di batteri.
Potrebbe senz’altro tornare alla base con la notizia che tutti aspettano: ha trovato un pianeta che ospita una qualche forma di vita. L’alieno è prudente, non si spinge più in là dei batteri, ma noi sappiamo che buona parte del metano della nostra atmosfera è dovuto agli allevamenti di bestiame, oltre che all’agricoltura ed all’utilizzo dei combustibili fossili.
La storiella dell’alieno è un mio tentativo di raccontare un bellissimo esperimento suggerito da Carl Sagan che ebbe l’idea di applicare alla Terra le stesse tecniche di ricerca che sarebbero state applicate allo studio delle lune di Giove.
Fu così che, nel dicembre 1990, la missione della NASA Galileo, durante uno dei fly-by della Terra (manovre astutissime che fanno aumentare la velocità della sonda a spese del pianeta che, ovviamente, non se ne accorge nemmeno), venne usata per cercare prove dell’esistenza della vita sul nostro pianeta. Ne seguì un magistrale articolo intitolato “A search for life on Earth from the Galileo spacecraft”.
Sagan e i suoi coautori conclusero che la presenza di ossigeno, unita all’abbondanza del metano e alle emissioni radio non naturali (il satellite aveva captato qualche stazione televisiva) facevano pensare alla presenza di vita sulla Terra.
La missione Exomars e la ricerca di metano
Una conclusione rassicurante che indica la
direzione da seguire: se vogliamo trovare prova della vita extraterrestre,
bisogna cercare i gas che denunciano la sua presenza, in primo luogo il metano.
Adesso vi sarà sicuramente più chiaro perché la missione europea Exomars,
lanciata da Baikonur il 14 marzo, porterà in orbita marziana uno strumento
capace di misurare infime tracce di gas con l’esplicito compito di capire se su
Marte c’è metano oppure no.
È una lunga storia iniziata 12 anni fa con i risultati di un’altra missione europea, Mars Express, che ha registrato la presenza di metano nella sottile e rarefatta atmosfera di Marte, composta per lo più da anidride carbonica. Nel 2004, Mars Express aveva misurato una concentrazione di 10 parti per miliardo (una strana unità di misura abbreviata in ppb parts per billion), duecento volte meno che sulla Terra, ma pur sempre sufficiente per iniziare a porsi il problema circa l’origine di questo metano: geologica o batterica?
Quando si trova tanto metano, batterio ci cova.
La misura non ha avuto vita facile: è stata
prima confermata e poi smentita. Ma Curiosity dopo avere sniffato a lungo
l’atmosfera vicino al suolo, due anni fa ha trovato una traccia di metano
intorno a 7 ppb che è stata presente solo per due mesi.
E’ una specie di gioco a nascondino che non aiuta a chiarire le idee e, invece,
ci piacerebbe sapere se c’è metano su Marte e, in caso positivo, vorremmo
capire che cosa lo stia producendo.
Exomars potrebbe rispondere a questa domanda. Lo strumento TGO (Trace Gas Orbiter) può rivelare
concentrazioni di gas piccolissime, fino a 20 parti per trilione, quindi non
avrà nessun problema a dirci se il metano rivelato da Mars Express e Curiosity c’è davvero oppure no.
Si potrebbe trattare di un fenomeno sporadico, magari legato ad episodi di
vulcanesimo, oppure potrebbe avere cadenza stagionale. Vedremo, adesso la
sonda deve fare il lungo viaggio di trasferimento. Anche se è partita nel
momento più propizio, sfruttando l’avvicinamento periodico tra le orbite di
Terra e Marte, ci vorranno 7 mesi.
L'alta concentrazione di metano ci dice che la terra non sta troppo bene
Mentre aspettiamo di sapere qualcosa di più sul metano marziano, torniamo sulla Terra, dove le misure più recenti danno il metano a 1800 ppb. Lo studio dell'aria intrappolata nelle calotte polari ci dice che nel 1750 la concentrazione di metano era meno della metà di quella attuale, 700 ppb.
Come spiegare questo aumento di metano? Purtroppo, si tratta di un’altra prova dell’influsso delle attività umane sull’ambiente. L’allevamento intensivo, l’agricoltura su larga scala, l’utilizzo dei combustibili fossili e le tecniche di estrazione basate sul fracking sono tutte sorgenti di metano.
Metano, gas serra sei volte più potente della CO2
Il metano è un gas serra sei volte più potente dell’anidride carbonica ad imprigionare il calore del sole, contribuendo in modo significativo al riscaldamento globale.
Mentre sul gelido Marte un po’ di effetto serra sarebbe benvenuto, noi ne faremmo volentieri a meno. Ridurre l’emissione di metano è uno dei tanti interventi che si rendono necessari per contenere l’aumento della temperatura globale entro limiti accettabili.
Pubblicato su www.chefuturo.it il 22/04/2016.