fbpx PM2,5: solo il 3,5% delle città europee è ok | Scienza in rete

Solo il 3,5% delle città europee monitorate ha una buona qualità dell’aria

Tempo di lettura: 3 mins
Inquinamento atmosferico cittadino

Solo 13 città europee tra quelle monitorate su 370 circa rispettano il limite OMS di 5 microgrammi per metro cubo annui di PM2,5. La svedese Uppsala è la prima. Nessuna di queste è italiana. Nonostante la qualità dell'aria e le morti associate sono in continuo calo in Europa, serve fare di più.

Immagine: Uppsala, Lithography by Alexander Nay

La maggior parte delle città europee monitorate non rispetta il nuovo limite dell’OMS del 2021 di 5 microgrammi per metro cubo all’anno di concentrazione di PM2,5. L’esposizione a particolato atmosferico causa accresce il rischio di malattie cardiovascolari, respiratorie, sviluppo di tumori, effetti sul sistema nervoso, effetti sulla gravidanza.

L’Agenzia europea per l’ambiente ha aggiornato i dati sulla concentrazione di PM2,5 in circa 370 città europee, con una popolazione maggiore a 50mila abitanti, per gli anni 2022 e 2023. Sono state escluse quelle non presenti nel database Urban Audit della Commissione europea e quelle che non dispongono delle apposite stazioni di monitoraggio. 

Ecco come appaiono le città raggruppate per intervalli di concentrazione di particolato. La denominazione “buona” (sotto 5), “discreta” (tra 5 e 10), “moderata” (tra 10 e 15), “scarsa” (tra 15 e 25), “molto scarsa” (oltre 25) è stata fatta in base alle linee guida dell’OMS del 2021 (si veda tabella a fondo articolo). 

Dati EEA, grafico Jacopo Mengarelli

Le poche città che rispettano il limite OMS sono tredici: Uppsala, Umeå, Faro, Reykjavik, Oulu, Tampere, Norrköping, Funchal, Tallinn, Narva, città metropolitana di Stoccolma, città metropolitana di Helsinki, Bergen. Cork, Trondheim e Tartu lo superano di poco. Il grosso risiede quindi in Scandinavia e dintorni.

Prima di proseguire con i dati sulle città europee, ricordiamo che il limite più recente in vigore in Europa relativo al PM2,5 è di 20 microgrammi al metro cubo l'anno. Dopo la pubblicazione delle nuove linee guida OMS, però, è stata messa in moto una revisione delle direttive in materia che propone il nuovo limite a 10 microgrammi, da raggiungere entro il 2030. In Italia il limite di legge è ancora a 25 microgrammi.

Nell’immagine seguente abbiamo rappresentato le sole città europee, tra quelle monitorate, con più di un milione di abitanti. Con “greater city” si intende la città metropolitana, quindi con una popolazione ben maggiore rispetto a quella nei soli confini comunali. Milano, per esempio, avrebbe 1,35 milioni di abitanti contro i 3,25 della città metropolitana. Discorso analogo per Napoli, Stoccolma, Zurigo e altre.

Dati EEA, grafico Jacopo Mengarelli

L’Agenzia ci ricorda che il Green Deal europeo stabilisce un obiettivo per il 2030 di ridurre del 55% le morti premature causate dal particolato fine, rispetto ai livelli del 2005, impegni che dovranno essere portati avanti dalla Commissione europea in fase di definizione.

In Italia nessuna città tra quelle monitorate rispetta il limite di 5 microgrammi annui al metro cubo. E solo cinque hanno un’aria definibile discreta: Sassari, Livorno, Savona, Battipaglia e Siracusa. La maggior parte sono classificate con qualità moderata o scarsa.

Dati EEA, grafico Jacopo Mengarelli

Ricordiamo, in ogni caso, che la qualità dell’aria europea è tra le migliori al mondo e in continuo miglioramento, così come il tasso di mortalità è in continua decrescita da quasi trent’anni, come visibile dal grafico.

Di seguito si possono osservare gli andamenti anche degli altri inquinanti atmosferici in Europa dal 2006 al 2022, in lenta decrescita. Ossidi di azoto, diossido di zolfo, monossido di carbonio, black carbon, ammoniaca, composti organici volatili non metanici (NMVOCs).

Complessivamente, in tutto il mondo, gli inquinanti atmosferici (sia al chiuso che all’aperto) causano ancora circa 6,7 milioni di morti premature all’anno, secondo l’OMS. Le misure da prendere, come noto, sono molto simili a quelle che servono a ridurre le emissioni di gas serra, e cioè usare tecnologie pulite, per produrre energia, per alimentare i trasporti e nell’industria. Le evidenze sono note, basta non ignorarle.

Livelli OMS raccomandati e "ad interim" per PM2,5 e altri inquinanti


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