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Anche i chimici hanno festeggiato l’insulina

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I dati forniti dall’International Diabetes Federation sulle persone affette da diabete sono preoccupanti; forse l’istituzione della Giornata del Diabete, che quest’anno cadrà il 14 novembre, aiuterà a sensibilizzare maggiormente il pubblico sull’argomento. È probabile che quest’anno emergerà l’importanza dell’insulina, anche per motivi storici: ricorre infatti quest’anno il centenario della sua scoperta, che fruttò nel 1923 il Premio Nobel a Frederick Grant Banting e a John James Rickard Macleod. Questi avevano condotto le loro ricerche in Canada e allora si capisce bene perché il Congresso Mondiale di Chimica, svoltosi in agosto e che quest’anno è stato organizzato dai canadesi, abbia riservato uno spazio all’anniversario. Per l'International Union Pure and Applied Chemistry (IUPAC) era il 48° Congresso Mondiale, affiancato per l’occasione dalla 104° Conferenza e Mostra Canadese di Chimica.

Crediti immagine: Matt Chesin/Unsplash

Com’è noto, il diabete è una malattia cronica che si verifica quando il pancreas non è più in grado di produrre insulina o quando il corpo non è più in grado di utilizzare correttamente quella prodotta. È una malattia di cui si parla sempre più spesso, anche sui media, così come si parla della distinzione fra il diabete di tipo 1 (immuno-mediato) e quello di tipo 2 (non immuno-mediato o dell’adulto). L’alimentazione sbagliata dei Paesi ricchi e la vita sedentaria giocano un ruolo decisivo nell’insorgere del diabete di tipo 2. I dati forniti dall’International Diabetes Federation sono preoccupanti, specialmente se si considera che parte di coloro che ne sono affetti non sanno di averlo.

Forse l’istituzione della Giornata del Diabete, che risale al 1991 e che quest’anno cadrà il 14 novembre, aiuterà a sensibilizzare maggiormente il pubblico sull’argomento. È probabile che quest’anno emergerà l’importanza dell’insulina, non solo perché la terapia insulinica è la sola in grado di salvare la vita in caso di diabete di tipo 1 e talvolta è necessaria anche per coloro che soffrono di diabete di tipo 2 ma anche per motivi storici. Infatti, ricorre quest’anno il centenario della sua scoperta che, com’era logico attendersi, fruttò nel 1923 il Premio Nobel al medico canadese Frederick Grant Banting (Alliston, 1891 – Terranova, 1941) e allo scozzese John James Rickard Macleod (Clunie, 1876 – Aberdeen, 1935).

L’importanza che ha avuto per l’umanità intera la scoperta, l’estrazione e la disponibilità commerciale dell’ormone peptidico insulina è evidente a tutti. Altro argomento, più spinoso, l’attribuzione del Nobel ai due medici citati. Sappiamo bene che l’assegnazione del Premio Nobel lascia dietro di sé, non di rado, uno strascico di polemiche che nemmeno il passare del tempo riesce a sopire completamente. Quello per la Medicina e la Fisiologia assegnato a Banting e MacLeod si colloca forse fra i più discussi del secolo XX. Va detto subito che i due, non appena ricevuta la notizia, decisero di condividere la loro quota con Charles Herbert Best (assistente di Banting) e James Bertram Collip (MacLeod) ma ciò non bastò a calmare gli animi di altri che si sentirono defraudati del riconoscimento. Tra questi, il più attivo contestatore fu il medico rumeno Nicolae Paulescu (1869-1931). Per completare il quadro, ricordiamo infine che la struttura del composto fu scoperta nel 1954 da Frederick Sanger e collaboratori dell’Università di Cambridge. Anche a lui fu assegnato il Nobel per la Medicina nel 1955.

Di recente, è uscito in Italia un bel romanzo scientifico, che si legge come un giallo, scritto da Renato Giordano, che tratta la vicenda di Banting, MacLeod e Paulescu. I vincitori del Nobel 1923 avevano condotto le loro ricerche in Canada e allora si capisce bene perché il Congresso Mondiale di Chimica, che si è svolto in agosto e che quest’anno è stato organizzato dai canadesi, abbia riservato uno spazio (ristretto) all’anniversario. Tutto è avvenuto in modalità virtuale, come richiesto in tempo di Covid-19. Per l'International Union Pure and Applied Chemistry (IUPAC) era il 48° Congresso Mondiale, affiancato per l’occasione dalla 104° Conferenza e Mostra Canadese di Chimica, visto che all’organizzazione hanno partecipato la Società Canadese di Chimica e il CNR canadese.

L’elenco degli speaker contava un totale di 1876 persone, mentre quello generale dei partecipanti (speaker e semplici iscritti) ha visto, per comprensibili ragioni, i canadesi al primo posto (1190) e a seguire gli statunitensi (132), gli italiani (23), i britannici (21), i tedeschi (12) e altri. Il tema generale del congresso, ‘Solving Global Challenges with Chemistry’ era, diciamo la verità, un tantino ambizioso, specialmente tenendo conto dello sbilanciamento fra le rappresentanze nazionali, visto che il 63% dei partecipanti appartenevano alla nazione ospitante.

Tra le numerose sessioni congressuali ricordiamo qui quella denominata ‘Chimica per la Società’ che includeva ben 17 simposi su vari argomenti di notevole interesse. A quello intitolato ‘Celebrating 100 years of Insulin: Preserving and Sharing the Memory of Chemical Past’, cui ha partecipato anche chi scrive, è dedicato questo breve resoconto. L’evento è stato organizzato da Brigitte Van Tiggelen (Science History Institute, USA), Christopher Rutty ( Dalla Lana School of Public Health, University of Toronto) e Elizabeth Neswald (Brock University, Canada). La relazione su invito l’ha tenuta Christopher Rutty, che ha parlato sul tema: “It Works! Now What?”: Establishing Insulin Production at Connaught Laboratories, University of Toronto, 1922-1927”. Brigitte Van Tiggelen si è concentrata sulle vicende del premio con la relazione “Doing the Noble Thing: The Nobel Prize, the Discovery of Insulin, and Constructing the Memory of Science”. Elizabeth Newswald ha affrontato un tema fondamentale come il monitaggio del glucosio nei pazienti diabetici: The Development of Diabetic Sugar Monitoring in the first half of the Twentieth Century. Gli altri interventi sono stati tenuti da Kersten Hall (University of Leeds), Katherine Badertscher (Indiana University, Lilly Family School of Philanthrophy), Alison Li e da chi scrive.

Nel complesso, il simposio ha affrontato in maniera approfondita e critica i principali nodi di una vicenda che rappresenta un evento di importanza basilare nella storia della scienza del ‘900. Purtroppo, a parte i relatori, solo una decina di congressisti si sono collegati al sito del convegno per seguire la discussione che si è tenuta il 16 agosto. C’è da dire che le presentazioni orali erano state caricate sul sito del convegno una ventina di giorni prima e probabilmente gli interessati le avevano già visionate. La mancanza di un’interazione diretta fra relatori e pubblico è un grave difetto dei convegni virtuali cui ci ha costretto la pandemia e che si spera di correggere presto.

 


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