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ERC Starting grant 2021. Male l'Italia, bene gli italiani

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Sono stati pubblicati i dati dei finanziamenti al bando ERC Starting Grant 2021 rivolti ai giovani ricercatori.

Come al solito le prestazioni dei ricercatori italiani sono migliori di quelle delle istituzioni che però sono state più competitive rispetto al passato. Nel 2021 su un totale di 397 grant gli enti italiani ne hanno vinti 28 (il 7% del totale), invece nel 2020 di 436 progetti finanziati solo 20 (il 5%) erano di base in Italia.

Enti vincitori di Starting Grant 2021 (fonte: European Research Council).

Se invece si guarda ai grafici per nazionalità dei ricercatori la situazione dell’Italia migliora: sono ben 58 i giovani ricercatori italiani che in patria o all’estero hanno ottenuto un grant ERC (nel 2020 erano 53).

Grant per nazionalità del vincitore (fonte: European Research Council).

Si conferma quindi la tendenza degli ultimi anni: i ricercatori italiani sono molto bravi a trovare all’estero le opportunità che mancano in Italia. Segno che tutto sommato il sistema di formazione funziona ma il sistema della ricerca manca di competitività. Due dati a conferma di ciò: l’Italia, tra i grandi paesi UE, è quello che riesce ad attrarre meno ERC dall’estero (la normale fuga di cervelli non è bilancia da un pari ingresso); il tasso di successo (cioè il rapporto tra progetti presentati e progetti finanziati) è del 7%, sotto la media (quasi il 10%) e molto sotto rispetto ai paesi più avanzati (che hanno tassi dall’11% al 18%).
 

Paese dell’istituzione ospite Tasso di successo in %
Israele 18%
Francia 15%
Paesi Bassi 13%
Svizzera 13%
Regno Unito 13%
Germania 11%
Polonia 10%
Svezia 9%
Irlanda 9%
Norvegia 9%
Lussemburgo 8%
Spagna 8%
Italia 7%
Repubblica Ceca 7%
Danimarca 6%
Belgio 6%
Finlandia 6%
Austria 5%
Slovenia 5%
Portogallo 4%
Grecia 3%


Il tasso di successo è stato in media del 9,8%: su un totale di 4.066 progetti presentati dagli enti 397 sono stati approvati. L’Italia ha un tasso di successo più basso della media, intorno al 7% (fonte: European Research Council).

Tra le cause che affliggono il sistema se ne possono ricordare alcune annose: la mancanza di una agenzia della ricerca (prima promessa e ora abbandonata); la mancanza di un sistema di valutazione rigoroso e condiviso; la scarso investimento in ricerca e formazione da parte dello stato e dell’industria.

Spesa in R&D in percentuale sul PIL (fonte: Eurostat).

Questo crea un clima sfavorevole ai giovani ricercatori che vogliono programmare il loro futuro in Italia e quindi preferiscono scappare all’estero. Questo fa dell’Italia uno dei paesi col minor numero di ricercatori sul totale dei lavoratori.

Numero totale di ricercatori -equivalente a tempo pieno (fonte: Eurostat).

In questo ambiente così ostile per ricerca scientifica perfino il risultato degli enti italiani è quasi un successo inatteso. Dovendo resistere in scarsità di risorse il sistema italiano sembra aver sviluppato una sorprendente efficienza. Nell’ultimo report dell’Institutes of Science and Development, Chinese Academy of Sciences sulla competitività della ricerca scientifica nei settori più innovativi, l’Italia si posiziona al quinto posto (quarto nel settore della ricerca medica e nelle scienze economiche e sociali).

Primi cinque paesi secondo la classifica dell’Institutes of Science and Development, Chinese Academy of Sciences (fonte: Research Fronts 2021)

La classifica è stilata a partire da un nuovo indice bibliometrico, il Research Leadership Index, che (con i limiti ormai noti insiti in questo tipo di valutazione della ricerca) si può comunque considerare come un ulteriore punto di vista da cui emergono considerazioni che rinforzano le conclusioni di altre ricerche: in Italia, soprattutto in alcuni campi, si produce ottima ricerca a dispetto delle scarse risorse.

 


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