Gli scavi archeologici in corso fin dal 2006 a Tall el-Hammam, nella zona immediatamente a nord del Mar Morto, hanno portato alla luce un antico insediamento, ai suoi tempi il più grande della Valle del Giordano e la cui fondazione viene fatta risalire intorno al 4700 a.C. Dopo un lungo periodo di prosperità, improvvisamente, intorno al 1650 a.C. quella fiorente città andò incontro a una fine violenta e devastante. Le prove raccolte in uno studio pubblicato su Scientific Reports mostrerebbero l’origine di tale rovinosa distruzione: circa 3700 anni fa la città di Tall el-Hammam fu teatro dell’esplosione in atmosfera di un corpo celeste.
Nell'immagine: al di sotto della collina (tall, in arabo) sono sepolte le rovine di Tall el-Hammam, un’importante città del passato. Fu il centro nevralgico di un regno dell'età del bronzo che, ininterrottamente, dominò la valle del Giordano meridionale e l'intera regione per quasi 1.500 anni prima di essere cancellata da un immane cataclisma. Crediti: Tall el-Hammam Excavation Project / Trinity Southwest University
Gli scavi archeologici in corso a Tall el-Hammam, nella zona immediatamente a nord del Mar Morto, hanno portato alla luce un antico insediamento la cui fondazione viene fatta risalire intorno al 4700 a.C. Dopo un lungo periodo di prosperità, improvvisamente, intorno al 1650 a.C. quella fiorente città andò incontro a una fine violenta e devastante, seguita da un periodo di circa 600 anni di abbandono dell’intero territorio. Le prove raccolte dagli archeologi, in stretta collaborazione con esperti del settore, mostrerebbero che all’origine di tale rovinosa distruzione vi fu la devastante esplosione in atmosfera di un corpo celeste. Qualcosa di paragonabile al ben noto evento che nel 1908 seminò distruzione nella regione siberiana di Tunguska. Valutando le prove raccolte, i ricercatori ritengono possa essere ipotizzabile uno stretto collegamento dell’evento di Tall el-Hammam con le vicende della distruzione della biblica città di Sodoma.
Un’importante città fortificata
Gli archeologi lavorano a Tall el-Hammam fin dal 2006. Un progetto di scavo complesso – Tall el-Hammam Excavation Project – sostenuto dalla collaborazione tra i dipartimenti di Archeologia e Studi biblici della Trinity Southwest University di Albuquerque (New Mexico) e della Veritas International University di Santa Ana (California) e il dipartimento di Scienze dell’antichità del Regno Hascemita di Giordania. Gli scavi hanno mostrato che ci troviamo in presenza di quello che, ai suoi tempi, fu il più grande insediamento umano della Valle del Giordano. Una città-stato di tutto rispetto, ottimamente fortificata e abitata con continuità lungo tutta l’era del bronzo, a partire dalla sua fondazione collocabile intorno al 4700 a.C.
Nell’immagine, elaborata a partire da una fotografia della regione del Mar Morto raccolta nel febbraio 2002 dagli astronauti dello Space Shuttle Columbia, viene indicata la posizione di Tall el-Hammam rispetto alle nazioni circostanti. Crediti: Nature / Ted E. Bunch et al. Licenza: CC BY 4.0
Durante la media età del bronzo (intorno al 2000-1800 a.C.) la supremazia in quella regione era contesa fra tre città: Tall el-Hammam, Tall Nimrin e Tell Es-Sultan, più nota con il nome di Gerico. Si stima che a quell’epoca la popolazione della regione ammontasse a circa 50 mila persone, distribuite nelle città più significative, nelle città satelliti e nei villaggi. Nel momento del suo massimo splendore Tall el-Hammam era di gran lunga la città più sviluppata: oltre quattro volte più estesa di Tall Nimrin e oltre cinque volte più estesa di Gerico. Questo induce a pensare che fosse anche la città politicamente e militarmente più importante, rivestendo nella zona per molti secoli il ruolo di città dominante.
Che da quelle parti non regnassero pace e tranquillità è testimoniato dal fatto che, all’inizio del III millennio a.C., gli abitanti di Tall el-Hammam pensarono bene di costruire un formidabile sistema difensivo che includeva una cinta muraria in pietra e mattoni di fango di circa 5 metri di spessore e alta fino a 15 metri. Distrutta intorno al 2700 a.C. probabilmente a causa di un terremoto, la cinta muraria venne completamente rifatta e ulteriormente rinforzata e potenziata. Al bastione esterno che circondava la città bassa venne aggiunto un ulteriore sistema di difesa a protezione della città alta e del palazzo dell'acropoli. Successivamente, intorno al 1950 a.C., venne realizzato un nuovo sistema di fortificazione ancora più massiccio del precedente, un imponente muro di mattoni largo alla base fino a 33 metri la cui sommità era larga a sufficienza da permettere pattugliamenti militari.
Ricostruzione artistica della costruzione più imponente di Tall el-Hammam. Dai resti rinvenuti, gli archeologi stimano che il palazzo dell’acropoli potesse elevarsi per 4 o 5 piani, fosse lungo poco più di 50 metri e largo 27. Crediti: Nature / Ted E. Bunch et al. Licenza: CC BY 4.0
Oltre alla straordinaria imponenza e solidità del sistema difensivo di Tall el-Hammam, però, gli scavi hanno messo in luce che, intorno al 1650 a.C., qualcosa di repentino e devastante mise fine per sempre a questa fiorente città e ai suoi abitanti. Gli archeologi hanno le prove che almeno altre 15 città (Gerico compresa) e oltre un centinaio di villaggi più piccoli presenti nella Valle del Giordano inferiore vennero interessati da quell’evento. Si stima che l’entità della popolazione della zona sia repentinamente crollata, passando da 50 mila persone a poche centinaia di piccole tribù nomadi. A questo crollo repentino seguì un lungo periodo di abbandono della zona e mentre a Gerico la rioccupazione stabile del territorio riprese 300 anni dopo l’evento, a Tall el-Hammam – una ventina di chilometri più a est – il gap si protrasse per oltre 600 anni. Sorte analoga toccò anche all’insediamento di Tall Nimrin, meno di dieci chilometri a nord di Tall el-Hammam, rimasto disabitato per oltre 500 anni. In uno studio pubblicato a metà settembre su Nature Scientific Reports, Ted E. Bunch (Northern Arizona University) e collaboratori presentano i numerosi dati raccolti concludendo che intorno al 1650 a.C. – dunque circa 3700 anni fa – la città di Tall el-Hammam fu teatro dell’esplosione in atmosfera di un corpo celeste. Le simulazioni indicherebbero che ci troviamo di fronte a un evento di energia confrontabile con quello che, nel giugno del 1908, devastò la regione di Tunguska in Siberia.
La violenta distruzione
Man mano che, nel corso degli anni, gli scavi di Tall el-Hammam procedevano, emergeva con sempre maggiore evidenza in ogni parte dell’intero insediamento la presenza di uno strato di circa un metro e mezzo di spessore costituito da una massa informe di detriti e per questo soprannominato “strato della distruzione”. Le tracce indicavano che un evento di inaudita potenza aveva sconvolto la città, radendo completamente al suolo i suoi palazzi e le poderose mura. Inequivocabili anche i segni lasciati da violenti incendi e numerose le prove che, seppure per brevi momenti, si erano raggiunte elevatissime temperature. Gli esperimenti effettuati per valutare l’intensità del calore che ha caratterizzato l’evento, in grado di fondere la superficie dei vasi di ceramica e le stesse pietre usate per la costruzione, hanno suggerito temperature superiori a 2000 °C. Non solo la tecnologia disponibile per quell’epoca non consentiva di raggiungere temperature così elevate, ma nulla di simile appariva negli strati più antichi, anch’essi comunque segnati da episodi di distruzioni avvenuti nell’età del bronzo.
Un elemento chiave emerso dalle indagini è la direzionalità della distruzione: a differenza dei crolli indotti da un sisma, siamo in presenza di un evento che ha agito lungo una direzione ben precisa. Infatti, mentre negli strati più antichi i frammenti di vasellame erano confinati entro una stretta area che indicava il luogo del loro utilizzo, nel cosiddetto “strato della distruzione” la situazione è molto differente. Su circa 2000 vasi rinvenuti nelle rovine del maestoso palazzo dell’acropoli, la maggior parte è in frammenti e non ne è stato trovato nessuno, frantumato o meno, in prossimità del suo normale sito di utilizzo. Quasi tutti i vasi in ceramica sono rotti e disseminati anche per 10 metri lungo uno stretto orientamento e le rare occasioni in cui è stato rinvenuto del vasellame ancora intatto o quasi intatto è stato in prossimità del lato Nord-Est delle mura, che evidentemente avevano svolto un ruolo protettivo.
Direzionalità dei cocci. Gli asterischi blu, rossi e verdi indicano i cocci di tre differenti vasi. Le frecce indicano la distribuzione dei cocci da SW a NE per un’estensione di circa 1 metro. L'area contrassegnata con il numero 1 contiene il fondo capovolto di un vaso e i suoi frammenti più piccoli sparsi a sinistra. Alcuni vasi contenevano anche grani carbonizzati la cui datazione al radiocarbonio conferma un’età intorno al 1650 a.C. Crediti: Nature / Ted E. Bunch et al. Licenza: CC BY 4.0
Se le temperature elevate e la direzionalità depongono in favore di un possibile impatto, la mancanza di un cratere suggerisce che il proiettile cosmico sia esploso in atmosfera riversando al suolo l’onda di calore e, successivamente, la potente onda d’urto. A tal proposito, l’analisi microscopica di numerosi campioni di quarzo ha permesso di osservare le tipiche microfratture dovute a elevatissima pressione (shocked quartz) solitamente associate agli impatti cosmici. Un’ulteriore conferma che l’indagine andava nella giusta direzione è venuta dal ritrovamento di sferule ricche di ferro e silicio nonché di inclusioni di iridio e platino in frammenti di vetro fuso e nei sedimenti.
Effetti sulla popolazione
Nei lavori di scavo si è ovviamente prestata la massima attenzione al rinvenimento di resti umani, ma su questo versante ci si è trovati dinanzi a una situazione davvero particolare. Dopo avere esaminato circa l’1% dell’intero sito di Tall el-Hammam, infatti, i ricercatori hanno rinvenuto solamente una decina di scheletri umani parziali: un dato incredibile, se si pensa che le stime della popolazione della città suggeriscono circa 8000 abitanti. Nelle zone studiate sono stati comunque rinvenuti da decine a centinaia di frammenti ossei, ma per le loro ridotte dimensioni non è stato possibile determinare in modo definitivo se quei resti fossero umani o di animali. L’ispezione medica dei frammenti più importanti ha portato alla conclusione che le importanti lesioni rilevate sulle ossa sono state inflitte in prossimità della morte degli individui e, quindi, sono potenzialmente associate alla morte stessa. I ricercatori non mancano di sottolineare che, considerando le prove raccolte, appare molto verosimile concludere che nessuno degli abitanti della città sia sopravvissuto.
Le condizioni dei frammenti umani e il sito di ritrovamento fanno inoltre pensare che al momento della morte questi individui svolgessero normali attività all’interno dei palazzi, nelle strade e nelle altre zone della città. Si è trattato insomma di un evento repentino e inaspettato. Al momento della catastrofica esplosione in atmosfera dell’oggetto cosmico, gli abitanti di Tall el-Hammam sono stati immediatamente investiti da un’onda di calore a elevatissima temperatura che ha indotto la bruciatura dei tessuti corporei; ad essa ha poi fatto seguito la devastante spallata di un’onda d’urto iperveloce. Il rovinoso crollo di ogni edificio e delle robuste mura ha finito per seppellire quel poco che restava dei corpi. Alla distruzione e alle perdite umane registrate negli agglomerati urbani di Tall el-Hammamm, di Gerico e degli altri insediamenti della zona, bisogna però aggiungere anche la devastazione delle campagne circostanti, a quell’epoca molto fertili e intensamente coltivate.
Tra i dati raccolti nel corso degli scavi erano sempre emersi importanti picchi di salinità negli strati immediatamente successivi allo “strato della distruzione” la cui origine non era nota. Nella loro indagine, i ricercatori ipotizzano che un’esplosione in atmosfera avvenuta al di sopra dei sedimenti superficiali a elevata salinità come quelli di alcune zone della valle del Giordano oppure al di sopra del Mar Morto (che contiene circa il 34% in peso di sale) potrebbe aver disperso acqua ipersalina sull’intera regione. Tale afflusso di sale avrebbe aumentato a dismisura la salinità superficiale dei terreni circostanti, il che spiegherebbe i picchi di salinità, ma avrebbe portato con sé una devastante conseguenza. Con un terreno reso sterile dalla presenza del sale, i pochi sopravvissuti all’evento non sarebbero più stati in grado di coltivare nulla, vedendosi pertanto costretti ad abbandonare l’area. Solamente 600 anni dopo l’evento le concentrazioni di sale, dilavate dal terreno contaminato dalle piogge e dai corsi fluviali, sarebbero scese sotto la soglia che permette il ritorno all’agricoltura e quella regione sarebbe stata nuovamente abitata.
È forse la biblica Sodoma?
Tra gli autori dello studio vi è Phillip Silvia, ricercatore della Trinity Southwest University e sostenitore dell’ipotesi che Tall el-Hammam possa essere la biblica città di Sodoma. Benché tale ipotesi non sia stata direttamente presa in considerazione nello studio pubblicato su Nature Scientific Reports, i ricercatori ritengono comunque ragionevole ipotizzare che una catastrofe di così grandi proporzioni possa aver generato tra le popolazioni della regione una viva tradizione orale. La distruzione di Tall el-Hammam da parte di un oggetto cosmico, insomma, potrebbe essere la fonte primaria della vicenda della violenta e repentina distruzione della biblica Sodoma descritta nella Genesi. I racconti biblici attingono a piene mani dalle antiche tradizioni orali e la loro codifica in testo scritto avvenne molti secoli dopo l’epoca alla quale tali racconti si riferiscono. Inevitabile che tali racconti, pur suscitati da esperienza diretta di testimoni oculari, nei molteplici passaggi da una generazione all’altra siano soggetti a semplificazioni o amplificazioni, spesso con fine didattico o celebrativo.
Le prove fisiche raccolte a Tall el-Hammam rendono molto plausibile il collegamento tra l’esplosione cosmica e la descrizione nella Genesi della distruzione della città di Sodoma. Quanto si legge, infatti, è coerente con la descrizione che avrebbe potuto fare un testimone oculare di un simile evento. Tra i fatti descritti si può notare, per esempio, la menzione di fuoco venuti dal cielo, il sale, la devastazione completa di una grande città, la morte degli abitanti e la distruzione di tutte le colture della zona. Comunque, anche se Tall el-Hammam non fosse la biblica Sodoma, ci troveremmo dinanzi alla seconda distruzione di un insediamento umano per impatto avvenuta nell’antichità. L’altro evento, che risale a circa 12.800 anni fa, cancellò in modo analogo l’insediamento di Abu Hureyra nell’attuale Siria – lo studio è stato pubblicato su Nature Scientific Reports nel marzo 2020.
Inevitabile che quanto, in tempi ben più recenti, ci ha raccontato Tunguska assuma un significato un po’ più preoccupante.