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Se il lupo riporta la palla

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La capacità dei cani d'interpretare i segnali di comunicazione umani, come l'incitamento a riportare un oggetto, è solitamente considerata un effetto della domesticazione. Uno studio recentemente pubblicato su iScience, però, riporta che anche i cuccioli di lupo possono (seppur di rado) decidere di riportare una pallina da tennis che viene loro lanciata. I risultati del lavoro suggeriscono che questa capacità sia già presente nei lupi e abbia rappresentato un target per la pressione selettiva durante il corso del processo di domesticazione.
Crediti immagine: Christina Hansen Wheat

"Dai, su, riportala qui!": tutti ogni tanto proviamo a lanciare una pallina (o un bastoncino, o un peluche...) a un cane. C'è chi la ignora, magari perché ha di meglio da fare, chi le corre dietro ma poi non la riporta, e chi invece torna soddisfatto dal suo essere umano, stringendo in bocca l'oggetto del gioco. Ovviamente, la scelta di quando e se rispondere in uno di questi modi dipende un po' dal cane, un po' anche dal contesto in cui si trova; comunque, l'abilità nell'interpretare i comportamenti sociali e comunicativi umani come quello di riportare un oggetto è solitamente considerata un effetto della domesticazione. Uno studio recentemente pubblicato su iScience, una rivista edita da Cell Press, però, suggerisce che questa capacità sia già presente nei lupi e abbia rappresentato un target per la pressione selettiva durante il corso del processo di domesticazione.

Cuccioli e palline da tennis

Gli autori dello studio, l'ecologa comportamentale Christina Hansen e l'etologo Hans Temrin (entrambi afferenti all'Università di Stoccolma) hanno allevato 13 cuccioli di lupo fin da quando avevano pochi giorni di vita, per studiarne la socializzazione. Nel corso del tempo, però, hanno osservato un comportamento inaspettato: se si lanciava loro una pallina da tennis, alcuni cuccioli la riportavano indietro. Inaspettato perché, appunto, questo è un comportamento tipico dei cani. Hanno quindi deciso di verificare sperimentalmente se il riporto, su sollecito di un essere umano, si presentasse anche nei giovani lupi.

La capacità d'interpretare i segnali gestuali e vocali degli essere umani è stata mostrata in diverse specie, anche selvatiche. Ma, scrivono gli autori, in questi casi vi è di solito un qualche addestramento preliminare, o anche un certo grado di familiarità con lo sperimentatore. Per evitare questi bias, dunque, il test è stato condotto da una persona estranea ai cuccioli, e senza alcuna ricompensa in cibo. In una stanza apposita, lo sperimentatore doveva lanciare una pallina ai giovani lupi (tutti di otto settimane di età) e incitarli a voce a riportarla. Il test è stato ripetuto tre volte per ciascun lupo, e alla sua reazione veniva dato un punteggio da 1 (nessun interesse) a 5 (piena cooperazione e riporto).

Dei 13 cuccioli testati, tre hanno riportato la pallina un paio di volte. Un altro, chiamato Sting, l'ha riportata tutte e tre le volte. «Quando ho visto il primo cucciolo riportare la pallina, mi è letteralmente venuta la pelle d'oca», commenta Wheat in un comunicato. «È stato così inaspettato, e ho capito subito che ciò signifca che se nei lupi esiste una variabilità nel comportamento nei confronti dell'essere umano, questa può rappresentare un target per la pressione selettiva esercitata durante la domesticazione».

Cani e lupi, somiglianze e differenze

Non tutti sono così sicuri del risultato dell'esperimento. Il comportamento osservato potrebbe essere in realtà la semplice risposta predatoria sull'oggetto in movimento, commenta in un articolo su Science Evan MacLean, direttore dell'Arizona Canine Cognition Center, con il cucciolo che poi torna indietro. Anche così, comunque, ci sarebbe una forma primitiva di riporto che avrebbe potuto essersi evoluta in quella che conosciamo oggi. Le molte ricerche dedicate agli effetti della domesticazione condotte in tutto il mondo hanno evidenziato importanti differenze tra il cane e il lupo, come l'importanza dello sguardo con l'essere umano o la minor prosocialità del conspecifico domestico: questo lavoro, invece, si concentra sulle somiglianze.

Come evidenziano gli autori stessi, i cuccioli testati sono in numero piccolo. Ma, in questo caso, il numero di soggetti studiati non rappresenta un limite fondamentale, perché già indica come un comportamento che si pensava presente solo nella specie che è andata incontro al processo di domesticazione sia, seppur di rado, presentato anche dal conspecifico selvatico. Secondo i ricercatori, proprio questa variabilità intrinseca al lupo potrebbe aver rappresentato un target nella selezione che l'essere umano ha portato avanti dei millenni di domesticazione. «I cuccioli di lupo che mostravano comportamenti orientati verso la nostra specie potrebbero aver avuto un vantaggio selettivo nelle prime fasi della domesticazione del cane», spiega Wheat.

 


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