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Malattie non trasmissibili: ecco gli obiettivi per il 2025

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Nel 2012 le cosiddette malattie non trasmissibili (NCD), come cancro, diabete o malattie cardiocircolatorie, hanno mietuto 38 milioni di vittime, il 68% di tutte le morti registrate nel mondo nello stesso anno. Fra queste, 16 milioni le persone con meno di 70 anni e oltre l'80%, nei paesi poveri. A riportare questi dati è l'Organizzazione mondiale della sanità, all'interno del Global Status Report on noncommunicable diseases 2014, pubblicato di recente, che presenta i numeri delle NCD su scala mondiale e propone nove obiettivi che è necessario perseguire da qui al 2025.

Premessa: noi ricchi ce la passiamo davvero meglio?

Guardando i dati ci rendiamo conto che vi è un'importante distinzione preliminare da fare: quella fra i numeri della mortalità, che evidenziano senza mezzi termini la più banale delle intuizioni, e cioè che più un paese è povero, meno strumenti ha per far fronte anche all'assistenza sanitaria più semplice; e i dati invece che raccontano i diversi stili di vita degli abitanti del pianeta. Riguardo a questi ultimi, che comprendono per esempio il consumo di alcol, il fumo e l'alimentazione, il binomio “ricco è bene” va decisamente rivisto. In altre parole, i dati sulla mortalità non raccontano solo l'incidenza della malattia, ma anche la presenza o l'assenza di misure sanitarie adeguate a gestirla. Diverso è invece considerare la prevalenza di una patologia come per esempio il cancro, o stimare il numero di obesi o fumatori in percentuale sulla popolazione.
In molti casi non è nemmeno semplice classificare in maniera univoca se un paese è ricco o povero. A questo proposito l'OMS fa propria la definizione della World Bank, che il 1 luglio di ogni anno calibra i parametri quantitativi che identificano un paese rispettivamente come “high income", con un RNL superiore a 12,7 dollari per persona, “low income”, con un RNL inferiore a 1 dollaro pro capite, e fra questi estremi “upper-middle income” e “low-middle income”.
Secondo questa classifica, i paesi considerati “ricchi”, fra cui figura l'Italia, per quanto mostrino un bassa probabilità di morire di NCD prematuramente, cioè fra i 30 e i 70 anni di età, stanno decisamente peggio se si osserva l'incidenza di alcol e fumo o la pressione sanguigna, in media molto più elevata nei paesi ricchi.

Global target 1: ridurre la mortalità per NCD del 25%

Il primo obiettivo riguarda il tasso di mortalità dovuto a malattie cardiovascolari, cancro, diabete o malattie respiratorie croniche, che secondo l'OMS dovrebbe essere ridotto del 25% nei prossimi 10 anni. Come emerge dalla mappa, l'area del mondo dove questa percentuale è più alta è quella che parte dall'est Europa e arriva fino alla Cina. La macchia scura più estesa è rappresentata dalla Russia, dove una persona su tre rischia di morire di NCD senza aver compiuto i 70 anni. Nei paesi con alto reddito invece sembra vada un po' meglio. Negli Stati Uniti, in Germania e nel Regno Unito la percentuale si aggira intorno al 13% medio e in Italia addirittura rimane sotto il 10%. Una conferma, quest'ultima, di un trend già rilevato da Istat prima e da OCSE poi (ne abbiamo parlato qui e qui), e cioè che in media gli italiani lo stato di salute degli italiani è buono, almeno per quanto riguarda la salute fisica.


I dati ci mostrano anche un altro aspetto curioso, e cioè che la probabilità non si abbassa gradualmente mano a mano che il reddito medio aumenta, ma sembra al contrario seguire una distribuzione “geografica”. Il gruppo dei paesi cosiddetti “low-middle income”, che comprende per la maggior parte paesi asiatici, evidenzia infatti una probabilità di mortalità più alta rispetto alla categoria dei paesi più poveri.


Global target 2: Ridurre del 10% il consumo di alcol a livello nazionale

L'alcol è uno dei principali fattori di rischio per la salute, e ad oggi è principalmente un problema dei paesi ricchi, Est-Europa in testa. Lituania, Moldavia, Russia e Ucraina nel 2012 hanno mostrato, secondo quanto riporta l'OMS, un consumo medio pro capite di 15 litri di alcol puro all'anno, a fronte per esempio dell'Italia, uno dei paesi europei dove si beve meno in assoluto, dove i litri consumati in media sono un terzo: precisamente 5,7. La media dei paesi poveri, certamente influenzata anche dal fattore religioso, non supera i 5 litri annuali.


Global Target 3: Ridurre del 10% il numero di persone che non fa abbastanza attività fisica

Se l'obesità è una delle piaghe che colpisce la parte ricca del pianeta, una cosa è certa, almeno secondo questi dati: l'Occidente pare abbia cominciato a interiorizzare l'importanza dell'attività fisica all'interno del proprio stile di vita. Sì perché a ben vedere non sono i paesi ricchissimi come Europa o Stati Uniti a mostrare i tassi più alti di persone che non fanno abbastanza attività sportiva, bensì ancora una volta i paesi in via di sviluppo, come Iraq, Colombia, Malesia e Argentina, con percentuali oltre il 50%. In Italia invece a non fare abbastanza attività fisica è una persona su 3, e in Germania addirittura una su 5.

Global target 4: Ridurre del 30% il consumo di sale

Un consumo eccessivo di sodio nella dieta è associato a un maggiore rischio di insorgenza di ipertensione e malattie cardiovascolari. Si stima infatti che l'assunzione un'esagerata quantità di sale sia stata responsabile di 1,7 milioni di morti al mondo per malattie cardiovascolari nel 2010. Secondo le raccomandazioni internazionali, la quantità di sale assunto ogni giorno non dovrebbe superare i 3,5 grammi, mentre i paesi ricchi ne consumano decisamente di più. In alcuni casi, come l'Italia, addirittura oltre 4,5 grammi al giorno per persona.

Global target 5: Ridurre del 30% il consumo di tabacco

Come l'alcol, il tabacco è uno dei maggiori fattori di rischio per le malattie non trasmissibili, e come l'alcol, anche il fumo è prerogativa soprattutto dei paesi ricchi. Per quanto la mancanza di dati non renda semplice fare una mappatura completa, si nota che la prevalenza di fumatori con più di 15 anni è di circa il 30% nei paesi ricchi (il 24% in Italia) mentre nei paesi più poveri considerati, come quelli africani, in media non si supera il 20%.

Global target 6: Ridurre del 25% la percentuale di persone con pressione alta (140/90 mmHg)

I dati sulla pressione sanguigna illustrano una situazione piuttosto chiara: noi europei mostriamo di avere la pressione più alta al mondo, e in particolare è di nuovo l'Est-Europa ad aggiudicarsi la maglia nera, mentre il Sud-est asiatico mostra i tassi di incidenza più bassi. E per quanto in media come si è detto gli italiani godano di buona salute rispetto ad altri paesi, per quanto riguarda la pressione alta non ce la caviamo affatto bene: a soffrire di pressione alta nel 2014 è stato il 27,6% della popolazione.

Global target 7: Dimezzare obesità e diabete

L'obesità è uno dei fattori di rischio per l'insorgere di diabete, ipertensione, malattie coronariche, ictus e alcuni tipi di cancro. In tutto il mondo abbiamo oggi quasi il doppio di persone obese rispetto al 1980: nel 2014, l'11% degli uomini e il 15% delle donne dai 18 anni di età erano obesi. Nel contempo la prevalenza di diabete nel mondo, sempre nel 2014, è stata stimata essere intorno al 9% e anche qui, con delle differenze notevoli in relazione alla fascia di reddito. Da un lato la prevalenza di diabete aumenta col crescere della ricchezza, dall'altro pare che i tassi più alti di diabete si riscontrino nelle calme e paradisicache isole del Pacifico, dove si sfiora il 30%. Seguono i paesi “ricchissimi” come Quatar, Emirati Arabi, Arabia Saudita e Oman, e solo dopo i paesi occidentali.

Global target 8: Aumentare la prevenzione per le malattie cardiovascolari

Il penultimo degli obiettivi che OMS ha fissato per il 2025 riguarda la possibilità di ampliare le misure preventive per le malattie cardiovascolari, che nel 2012 sono state responsabili di 17,5 milioni di morti. In altre parole: più screening per tutti. Ad esempio, mentre l'80% dei paesi considerati nel report ha riferito di aver attivato procedure per rilevare il tasso di colesterolo, solo il 34% dei paesi a basso reddito le ha effettivamente messe in atto, rispetto al 77% dei paesi a basso-medio reddito e al 100% dei paesi ad alto reddito. E ancora, mentre la maggior parte dei paesi (il 76%) ha riferito di aver definito linee guida per la gestione delle malattie cardiovascolari, solo un terzo circa di essi ha dichiarato di averle pienamente attuate.

Global target 9: Più farmaci disponibili a basso costo

Per concludere: i farmaci. Rendere disponibile l'80% delle tecnologie di base e dei farmaci essenziali a prezzi accessibili. Tra questi i farmaci generici, necessari per curare le principali malattie non trasmissibili, sia nelle strutture pubbliche che in quelle private. Oggi infatti nemmeno i paesi più ricchi raggiunge questa soglia, e quelli più poveri non superano in media il 60%.

Perché migliorare la prevenzione, ridurre l'impatto dei fattori di rischio e favorire uno stile di vita sano è il primo passo, ma senza una concreta possibilità di accesso alle cure, effettivo e per tutti, non si potrà raggiungere quello che Margaret Chan, Direttore Generale dell'OMS definisce nel report un “punto di svolta decisivo nella storia delle malattie non trasmissibili”.


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