Cuore e polmoni seguono il ritmo della musica. Durante i crescendo o gli aumenti graduali di volume di un'opera lirica, soprattutto durante l'aria "Nessun dorma" della Turandot di Giacomo Puccini, si verifica una vasocostrizione cutanea, aumenta la frequenza cardiaca e sale la pressione arteriosa; anche l'ampiezza del respiro accompagna l'andamento della melodia. Lo ha dimostrato un ricercatore dell'Università di Pavia, che ha condotto la sua ricerca su 24 giovani di circa 25 anni, metà dei quali sono coristi esperti, mentre l'altra metà non ha particolare passione o conoscenza per la musica. «Oltre alla misurazione dei parametri cardiovascolari e respiratori» ha spiegato lo studioso italiano, «abbiamo chiesto ai partecipanti di valutare in una scala da uno a cinque il grado di emozione suscitato dalla musica e quanto era nuova o piacevole per loro». Ebbene, alle risposte misurate con l'elettrocardiogramma e gli altri strumenti non corrispondeva affatto un coinvolgimento emotivo, che in genere è risultato basso o assente. «Ora vogliamo ripetere l'esperimento su un gruppo di ultrasettantenni» promette Bernardi, «cimentandoli anche con pezzi di musica rock».
La musica nel cuore
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Fisiologia
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