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Macedonio Melloni

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Macedonio Melloni (Parma, 1798 - Portici, 1854), figlio di un ricco commerciante e di una cittadina francese, studia nella sua città natale presso l’Accademia delle Belle Arti. Nel 1819 si trasferisce però a Parigi, dove segue corsi di matematica e fisica presso l’École Polytechnique. Nel 1824 torna a Padova, assumendo la supplenza della cattedra di Fisica teoria e pratica di cui è titolare Pietro Spagnoni. I suoi interessi iniziali riguardano l’igrometria e la meteorologia, ma ben presto entra in contatto con Leopoldo Nobili di Reggio Emilia e inizia a studiare l’energia radiante, ottenendo notevoli risultati scientifici: dimostra che il calore radiante si comporta come la luce, e infatti oggi è noto col nome di “raggi infrarossi”. Grazie ai suoi studi si arriva alla sostanziale unificazione di fenomeni fino ad allora noti come luminosi, caloriferi e chimici. E' la più grande unificazione in fisica, prima che Maxwell unifichi i fenomeni elettrici e magnetici.

Il 15 novembre 1830 inaugura l’anno accademico tenendo un discorso agli studenti in cui esalta la rivolta democratica di Parigi. Per questo viene destituito dall’insegnamento. Pochi mesi dopo, nel mese di febbraio 1831, entra nel governo provvisorio insediatosi in seguito a una serie di moti di piazza. Ma al ritorno della duchessa in città è costretto all’esilio, a Parigi. Esilio che condivide con lo stesso Nobili.

Nel 1834, su raccomandazione di Michael Faraday, la Royal Society gli assegna la medaglia Rumford. Grazie alla sua fama, ormai europea, Melloni ottiene la grazia nel 1838. Ma lui preferisce trasferirsi a Napoli, per dirigere l’Osservatorio meteorologico e il Conservatorio d’Arti e Mestieri. A Napoli fonda l’Osservatorio Vesuviano, il primo osservatorio vulcanologico al mondo, che viene inaugurato nel 1845 nel corso della settima Riunione degli Scienziati Italiani che porta a Napoli oltre 1.600 ricercatori da ogni parte d’Italia.

La sua passione politica lo porta a essere protagonista, di nuovo, dei moti del 1848. Il che gli costa, ancora una volta, il posto. E' costretto a ritirarsi a Portici, alle porte di Napoli, senza più risorse economiche; vive grazie alla generosità di amici e colleghi, prima di morire nel 1854.

La mia posizione in questo paese è sempre la stessa. […] Debbo ancora la possibilità di continuare, bene o male, la mia vita di studioso alla protezione degli Ambasciatori prussiani o per meglio dire all’influenza dell’illustre scienziato, che voi avete già indovinato [Alexander von Humboldt, ndr] sul re di Prussia, loro signore e maestro (Da una lettera di Macedonio Melloni a Michael Faraday)