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Terra dei fuochi: screening per decreto

Non possiamo che giubilare per l'approvazione del decreto "Terra dei fuochi" (che in realtà comprende anche Taranto), che istituisce il reato di "combustione dei rifiuti" e che destina nuovi fondi alla bonifica della zona campana compresa fra Napoli e Caserta, dove insistono più di 1200 discariche abusive di rifiuti spesso pericolosi, terra di roghi e delle ormai note "fumarole". L'istituto superiore di sanità, insieme all'Arpa Campania, sta caratterizzando il tipo di contaminazione dell'area (acqua, suolo e aria) partendo da alcune discariche campione. E già i primi risultati fanno emergere una realtà tutt'altro che rassicurante, come è emerso durante il convegno "Rifiuti e salute" tenutosi al Ministero della salute il 6 febbraio. Nella cava Resit (dove fra l'altro sono stati smaltiti illegalmente i rifiuti dell'Acna di Cengio!), non lontano da Giugliano in Campania, "sono stati riscontrati nelle acque prelevate dai pozzi spia superamenti di mercurio, fluoruri, idrocarburi totali, 1,2-dicloropropano, tricloroetilene, tetracloroetilene, mentre alcuni suoli indagati nella relativa area vasta hanno mostrato superamenti per arsenico, metalli pesanti e inquinanti organici. Per fortuna non ci sono aree abitate nelle immediate vicinanze della Resit, ma case isolate e comunque presenza occasionale di addetti all’agricoltura e alla pastorizia. Nell'altro sito campione - la cava di Caselle Pisani - a Pianura di Napoli, siamo invece fuori norma con Berillio, Cobalto, Rame, Stagno, Zinco, PCB, PCDD e PCDF, oltre ad avere registrato superamenti nelle acque di falda di Alluminio, Ferro, Manganese e Idrocarburi totali. Metendo in fila i vari studi epidemiologici condotti fino ad ora, sono stati segnalati eccessi di vaie forme tumoriali, malformazioni congenite, malattie respiratorie, infarti, diabete e altro ancora. A giorni faremo una sintesi degli studi nel canale Rifiuti e salute.

Il decreto, oltre inasprire le pene per cercare di contrastare lo smaltimento illegale da parte della camorra, impiegare l'esercito per il presidio dei territori (proprio necessario?) e consentire la continuazione dello studio Sentieri in quelle zone, stanzia 50 milioni di euro in due anni per attività di screening della popolazione, gestite dalla Regione. Come è stato notato, la parola "screening" non è la più appropriata. Cosa ci dovremo aspettare: esami del sangue ECG e pressione agli abitanti dei comuni "avvelenati"? E a che pro? Per aumentare ancora il tasso di ansia e medicalizzazione già spinto in quelle lande? Rispondere a una situazione di degrado ambientale con un generico screening può essere del tutto fuorviante e controproducente: o perché falsamente rassicurante, o al contrario generatore di inutili ansie. Il rischio di un pasticcio c'è. A meno che, nei 90 giorni di tempo concessi, l'Istituto Superiore di Sanità non riesca a chiarire con molta precisione cosa si dovrà intendere per "screening": esami cioè molto specifici volti a una sorta di biomonitoraggio su alcuni inquinanti. Non per trarne indicazioni cliniche per la popolazione (caldamente sconsigliato dai sacri testi del biomonitoraggio), ma per verificare se e in che termini la contaminazione ambientale, i roghi e le fumarole hanno lasciato una "firma" chimica nell'organismo delle persone più esposte. E da basi conoscitive più solide impostare al meglio una campagna di prevenzione. Ci contiamo!  (luca carra)


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