fbpx Obama: e ora inizio a ridurre l'arsenale nucleare | Science in the net

Obama: e ora inizio a ridurre l'arsenale nucleare

Read time: 4 mins

Il Panel On Public Affairs (POPA) dell’American Physical Society (APS) ha da poco reso pubblico un rapporto sul contributo che la scienza e la tecnologia possono dare per perseguire l’obiettivo di ridurre gli arsenali nucleari. Il documento si articola sulla traccia dell’impegno del Presidente Obama di raggiungere un mondo libero da armi nucleari e rafforzare il regime di non-proliferazione, al contempo mantenendo efficiente l’arsenale nucleare americano finché l’esistenza di tali armi imporrà una capacità di dissuasione basata sul loro possesso.

Tre sono, secondo l’APS, gli obiettivi principali da perseguire:

  1. Rigorosa e tempestiva verifica del processo di riduzione e smantellamento degli arsenali;
  2. Mantenimento dell’efficienza, dell’affidabilità e della sicurezza degli attuali arsenali per tutto il tempo necessario;
  3. Controllo scrupoloso dell’uso pacifico del materiale fissile.

Seguono le raccomandazioni circa i passi che scienza e tecnologia possono permettere di fare per il raggiungimento dei tre obiettivi. Il primo è di rilevanza decisivo: infatti le procedure e le tecniche di verifica del rispetto di un qualunque trattato sul controllo e la riduzione degli armamenti - ovviamente a maggior ragione di un accordo sulla diminuzione del numero delle armi nucleari – debbono essere tali da soddisfare tutti i negoziatori per evitare il congelamento o il fallimento delle trattative e da garantire che future reciproche accuse di non-rispetto erodano la validità dell’accordo. Riassumiamo, quindi, brevemente le raccomandazioni dell’APS per quanto riguarda la verifica:

  1. rendere noto il numero totale di tutti i tipi di armi nucleari americane (strategiche, tattiche, installate, “in riserva” ma attivabili,) e incoraggiare gli altri Stati nucleari a fare lo stesso. E’ questo un presupposto indispensabile per avviare il processo di riduzione e, in prospettiva, il passaggio ad accordi multilaterali che coinvolgano Francia, Gran Bretagna, Cina e – auspicabilmente – India, Pakistan ed Israele;
  2. creare centri internazionali di ricerca e validazione per la messa a punto di tecnologie e metodologie di verifica;
  3. sostenere attività di R&S nel settore dell’archeologia nucleare  - un metodo per l’esame delle vecchie strutture di produzione del materiale fissile – per giungere a criteri internazionalmente accettati per la validazione delle dichiarazioni circa il materiale fissile.

Questo rapporto assume particolare importanza in questa fase di attesa della edizione 2010-2014 della Nuclear Posture Review (NPR), che sembrava dovesse essere pronta per gli inizi di Febbraio e che invece non sarà disponibile che verso la fine di Marzo. L’NPR è un documento, integrato nella Quadrennial Defence Review (QDR), che definisce la politica nucleare e la strategia globale degli Stati Uniti per gli anni a venire e che non può considerarsi definitivo prima che il Presidente Obama lo abbia esaminato ed approvato.

Le anticipazioni fornite dai mezzi di informazione sembrano autorizzare speranze di passi cruciali del Presidente Obama sulla via del disarmo: a) il numero dei vettori capaci di trasportare testate nucleari dovrebbe essere tra 500 e 1.100, contro le attuali 2.200 testate operative (un migliaio delle quali allertabili in tempi brevissimi) e le circa 2.550 testate di riserva, che possono comunque essere attivate; b) non dovrebbero essere progettate e costruite nuove armi nucleari; c) gli Stati Uniti dovrebbero impegnarsi a non usare per primi le armi nucleari (“no-first-use”), ipotesi particolarmente c) anche in vista della Conferenza di Rassegna del Trattato di Non Proliferazione dovrebbe essere rapidamente ratificato il Trattato per il Bando Completo di tutti i Test nucleari (Comprehensive Test Ban Treaty, CTBT).

Non mancano, naturalmente, radicali opposizioni a questa strategia del Presidente Obama, in alcuni casi definita visionaria e considerata gravemente destabilizzante per la sicurezza globale. E’ auspicabile che il rapporto della autorevolissima Società Americana di Fisica aiuti i sostenitori della necessità di andare verso un mondo libero da armi nucleari, liberando il campo da timori di non fattibilità tecnica del tutto strumentali. E forse anche l’iniziativa di Belgio, Germania, Lussemburgo, Olanda e Norvegia a favore del ritiro delle circa 200 testate nucleari tattiche americane installate in Europa, inutile retaggio dei tempi della guerra fredda, può dare un significativo contributo alla politica della Casa Bianca. Penso che in questo contesto ed in questo momento, la comunità scientifica internazionale potrebbe/dovrebbe rifarsi al Manifesto Russell-Einstein ed assumersi la responsabilità di dare un suo contributo.

Articoli correlati

Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

AI Agents as assistants in scientific research

Imaginary portrait of a human researcher and their robot assistant

Researchers work with an increasing volume of scientific literature and ever more complex methodologies, and for this reason, they can rely on new support tools: Agent Laboratory, AgentRxiv, AI Scientist-v2, and Co-Scientist are AI-based systems designed to assist them in their work.

The landscape of contemporary scientific research presents several significant challenges. On one hand, the growing specialization requires increasingly vertical expertise, while on the other, the need for interdisciplinary studies demands the ability to navigate through different domains of knowledge. This paradox puts pressure on researchers, who must balance depth and breadth in their investigations.