
È stato appena approvato un emendamento, proposto dalla Lega, che vieta l'educazione su temi relativi alla sessualità nelle scuole medie e primarie: è l'ennesima conferma di come, nelle scuole italiane, affrontare questi temi sia sempre più difficile. E anche quando un progetto viene approvato, è facile sia poi bloccato, mentre i docenti spesso sono intimiditi da campagne anti-“gender”. Per sostenere insegnanti e associazioni, la rete Educare alle differenze ha pubblicato il vademecum gratuito "L’educazione sessuo-affettiva non è un gioco", un libro game con strumenti legali e pratici per muoversi in sicurezza, difendere la libertà di insegnamento e promuovere un’alleanza costruttiva tra scuola e famiglie
«Avevamo appena avviato un progetto di educazione all’affettività e al contrasto degli stereotipi di genere. Era stato richiesto dal consiglio di classe, approvato dal collegio docenti e comunicato alle famiglie tramite circolare. Tutta la documentazione burocratica era stata completata: eravamo pronte. Il primo incontro era stato calendarizzato e quel giorno eravamo già in aula, avevamo appena iniziato l’attività, quando la dirigente è entrata interrompendo tutto. A voce ci ha comunicato l’annullamento del progetto: un genitore aveva segnalato la presunta incoerenza del percorso con il PTOF».
E ancora.
«Ho due figli adolescenti: a casa mi fanno domande su corpi, emozioni, relazioni, consenso. Vorrei che la scuola fosse un luogo dove queste questioni vengono affrontate con competenza e delicatezza. Invece sono ancora un tabù. Ho deciso di farmi portavoce di questa esigenza nel consiglio di classe, come rappresentante dei genitori. Mi è stato detto che rischierei conflitti con la dirigente e con la comunità scolastica, perché questi temi vengono considerati pericolosi».
Sono due delle tante richieste d’aiuto ricevute da Educare alle differenze, rete nazionale che riunisce associazioni impegnate nella formazione sulle relazioni e contro le discriminazioni. Per rispondere a denunce come queste e a un clima politico sempre più ostile agli operatori del settore, la rete ha pubblicato un vademecum di autotutela per insegnanti e associazioni: L’educazione sessuo-affettiva non è un gioco.
Un libro game per trovare il percorso giusto
Il manuale, frutto di un anno di lavoro collettivo, di incontri e scambi tra associazioni e sigle sindacali, con la consulenza del team legale della rete, si può scaricare gratuitamente dal sito di Educare alle differenze. Ha la forma di un libro game, cioè di un testo interattivo che offre diversi percorsi di lettura e indicazioni pratiche a seconda se chi lo consulta vuole progettare un’attività scolastica curricolare o extra curricolare, se incontra ostacoli imprevisti, se riceve una convocazione dalla dirigenza della scuola, se deve far fronte a una campagna diffamatoria.
«Tra le sue pagine si trovano diversi QR code che rimandano a circolari, leggi, documenti. Abbiamo scelto questa soluzione perché ci permetterà di mantenere sempre aggiornata la bibliografia del vademecum», spiegano rappresentanti del gruppo di lavoro che ha redatto la guida. «Alcuni di questi link indirizzano l’utente a realtà associative del territorio che hanno contribuito con le loro esperienze, con grande entusiasmo, perché spezzare l’isolamento di chi opera in questo settore e fare rete aiuta a superare le difficoltà».
Una crescente ostilità
Nonostante la Legge 107/2015 preveda l’inserimento nel piano formativo di iniziative che promuovono il rispetto della diversità e la prevenzione della violenza di genere e di ogni tipo di discriminazione, portare questi temi nella scuola italiana non è facile. Sono lasciati alla buona volontà di docenti che propongono progetti a macchia di leopardo, appoggiandosi spesso ad associazioni esterne. Negli ultimi anni, poi, l’educazione sessuo-affettiva è stata oggetto di una campagna diffamatoria martellante, accusata di promuovere la fantomatica “ideologia gender”, di attentare ai valori familiari e confondere l’identità e l’orientamento sessuale delle nuove generazioni.
L’Associazione ProVita e Famiglia, il più visibile tra i movimenti anti-scelta italiani, ha pubblicato sul suo sito il manuale Come diventare protagonisti nella scuola per insegnare alle famiglie che sono vicine alle sue posizioni come muoversi per ostacolare i progetti di educazione alle relazioni e alla parità di genere nelle scuole, creando tra insegnanti e associazioni del settore un clima di insicurezza e timore di ripercussioni.
Conoscere la normativa per muoversi con sicurezza
«In diverse occasioni, il Codice di comportamento dei lavoratori della pubblica amministrazione (DPR 81/2023) è stato usato per comprimere la libera manifestazione del pensiero di docenti impegnati sulle tematiche di genere», spiega il gruppo di lavoro di Educare alle differenze. «Il Codice stabilisce che il dipendente è tenuto ad astenersi da qualsiasi intervento o commento che possa nuocere al prestigio, al decoro o all'immagine dell'amministrazione di appartenenza o della pubblica amministrazione in generale, anche attraverso l’uso dei social media. È importante sapere come muoversi per rivendicare la propria libertà di insegnamento rimanendo nell’ambito di uno spazio sicuro, dove esiste una copertura di garanzia costituzionale».
Le tre proposte di legge attualmente in esame sull’obbligo di ottenere il consenso informato dei genitori sui progetti di educazione sessuale e affettiva nelle scuole mirano a restringere ulteriormente la libertà di insegnamento. «Ma anche se entrasse in vigore una legge in tal senso, non cancellerebbe tutto l’impianto normativo esistente sulla scuola pubblica, a partire dall’Articolo 33 della Costituzione», osserva il gruppo di lavoro. «È importante, quindi, che chi propone un’iniziativa conosca leggi, regolamenti e circolari e che segua scrupolosamente l’iter previsto per non dare adito a contestazioni. Vogliamo infine rivolgerci ai genitori che hanno a cuore l’educazione scolastica all’autodeterminazione e al rispetto delle differenze, che sono la maggioranza, anche se spesso silenziosa: fatevi avanti, partecipate attivamente attraverso gli organi collegiali, sostenete un’alleanza tra scuola e famiglia che sia costruttiva e vada oltre la falsa narrazione del consenso informato».

