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Valutazione parte III - Figli e amanti (non quelli di Lawrence però...)

I fenomeni di nepotismo legati all’imbroglio nell’ Università Italiana esistono, eccome. Penso anzi che siano numerosi. Anzi, molto numerosi. E che siano un esempio clamoroso del malcostume universitario Italiano che se ne infischia della valutazione. Ma è tutto qui?

Prendo di nuovo in prestito la storiella di Franco Brezzi, e stavolta è la prima parte, quella dell’Altipiano di Xem Su (ma come vengono in mente a Franco quegli incredibili nomi…). C’entra ancora la statistica, che lui maneggia evidentemente meglio dello scrittore-giornalista che sta facendo soldi a palate denunciando i nepotismi e le parentele tra gli Accademici della stessa Università. La storiella va letta per intero tanto è gustosa, ma qui basta accennare al punto centrale: cioè il fatto, per il suddetto autore “statisticamente accertato” ed ovviamente scandaloso, che le parentele nell’ambiente accademico siano ben  al di là del dovuto (dovuto statistico, s’intende). A Franco interessa mettere in rilievo l’ignorante sicumera del giornalista che straparla di statistica, e posso capirlo. In fin dei conti SciRe si è data la missione di combattere il pressapochismo giornalistico in scienza. Cosicchè, nella storiella di Xem Su, passa quasi in seconda linea il fatto principale, che è ancora una volta un fatto di valutazione. Io so che i fenomeni di nepotismo legati all’imbroglio nell’ Università Italiana esistono, eccome. Penso anzi che siano numerosi. Anzi, molto numerosi. E che siano un esempio clamoroso del malcostume universitario Italiano che se ne infischia della valutazione. Ma è tutto qui? No che non è tutto qui, come dimostra in modo ineccepibile il discorso di Franco. Fermo restando che il malcostume a-valutativo  va denunciato e stroncato (succederà mai?), qui non si può fare del problema parentele un punto di principio. Ieri ho scritto (e magari lo avrò fatto con intenti provocatori) che nel caso dei dipendenti “nullafacenti” sparare nel mucchio è, tutto sommato, meglio che non sparare affatto. Qui, però, la cosa è tutt’affatto diversa. Per tutte le ragioni che elenca Franco, nel mondo Accademico è solo naturale che le parentele fioriscano, ed è demagogico stigmatizzarle per principio. Mi domando se il nostro giornalista-scrittore, nel furore della sua osannata crociata, abbia mai letto dei coniugi Curie, o dei due Kornberg, padre e figlio, entrambi Professori dell’Università di Stamford, ed entrambi insigniti del premio Nobel a distanza di 50 anni. Per una volta, quindi, il “distinguo” lo faccio io...

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Ernesto Carafoli
Biochimica, Università di Padova