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Spagna e Grecia tagliano ancora la ricerca

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L’ulteriore aggravarsi della situazione economica europea, sta costringendo molti stati del Vecchio Continente a drastici tagli di bilancio. A farne le spese, come spesso accade, è il mondo della ricerca scientifica. Il governo spagnolo stanzierà per il 2012 circa 6,4 miliardi di euro per la ricerca scientifica, lo sviluppo e l'innovazione. Il budget stanziato rappresenta un taglio del 25,5% rispetto al 2011.

Disastrosi tagli spagnoli

Secondo la Confederazione della Società Scientifica Spagnola (COSCE), il taglio del budget  è molto peggiore del previsto anche perché negli ultimi anni il governo non ha nemmeno versato l'intero importo stanziato nel bilancio per la ricerca. La comunità scientifica spagnola da tempo si è mobilitata per cercare di reperire nuovi fondi, nel mese di gennaio, pochi giorni dopo che il governo ha annunciato un pacchetto di misure di austerità che preannunciava il taglio alla ricerca, ha avviato una petizione per chiedere ai contribuenti spagnoli di destinare una parte delle loro tasse alla scienza.

Le proteste della comunità scientifica sono culminate con una lettera aperta al governo e al Parlamento europeo del 27 marzo. Ma nessuna iniziativa ha avuto successo. "Applicando una riduzione del 25% alla scienza, rispetto alla media 16,9% in tutti i ministeri, il governo non solo ha ignorato la comunità scientifica, ma ha cercato di annientarla ", ha detto Amaya Moro-Martín, portavoce Investigación Digna. I tagli alla ricerca colpiranno soprattutto i giovani ricercatori, il governo ha infatti  annunciato che non sono previste nuove assunzioni a tempo indeterminato negli istituti di ricerca pubblica, nemmeno per riempire le posizioni lasciate vacanti dal pensionamento. Questo causerà un esodo di ricercatori di generazioni diverse, avverte la Federazione dei giovani ricercatori. 

Intanto la Grecia...

Per Konstantinos Kokkinoplitis, segretario generale per la ricerca e la tecnologia greca, i tempi difficili richiedono misure flessibili ma la scienza deve rimanere in corsa. Queste sono le dichiarazioni ma i fatti sono ben diversi. Nel 2007, la Grecia ha speso solo lo 0,58% del suo PIL in ricerca e sviluppo, in ritardo rispetto alla media OCSE che è del 1,85%. I piani erano quelli di portare la percentuale di spesa al 2% entro il 2009, ma questo non è accaduto, anzi nel 2012 il budget di circa 80 milioni di euro destinato alla ricerca è stato ridotto di circa il 30%.

Per ovviare agli ulteriori tagli che la troika sta facendo ed evitare la chiusura di enti di ricerca, il governo sta cercando di rinegoziare le quote di partecipazione agli enti internazionali di ricerca. Kokkinoplitis sta infatti trattando con l’ESA la quota associativa per il 2012 che è di  14 milioni di euro, il governo greco ha proposto all’Agenzia Spaziale Europea di pagare 6 milioni e di saldare la propria quota entro il 2013.

Rappresentanti del governo greco hanno  incontrato anche a Rolf-Dieter Heuer direttore generale del CERN, discutendo la possibilità di poter rinviare il 50% del pagamento di quest'anno e poi completare la sottoscrizione al massimo fra due anni. Tuttavia, Petros Rapidis, fisico delle particelle presso il Centro Nazionale per la Ricerca Scientifica e rappresentante scientifico della Grecia nel consiglio del CERN, si chiede se il paese sarà grado di affrontare i pagamenti. Lo scienziato fa notare che già in altre occasioni di difficoltà economiche, la Grecia ha sempre ridotto, piuttosto che differito, il suo contributo. Per la maggior parte infatti dei suoi 58 anni di appartenenza al CERN, il paese non ha pagato in pieno la propria quota. Tale trattamento speciale ha richiesto ripetute approvazioni da parte di almeno due terzi degli stati membri del CERN.

Anche l'Italia morosa con il CERN                                                                                        

La La Grecia non è l'unico paese con difficoltà a pagare la sua appartenenza al CERN. Nel 2011, Belgio, Italia e Portogallo, non sono riusciti a versare interamente la loro quota, e la Spagna ha ancora metà della propria da pagare. Tuttavia, secondo Carlos Pajares, rappresentante spagnolo nel consiglio del CERN, la Spagna dovrebbe soddisfare circa il 90% del suo obbligo per il 2012, nonostante i drastici tagli ai finanziamenti della ricerca in generale. 


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