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Un appello per la vera autonomia degli enti di ricerca

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Le Leggi finanziarie degli ultimi anni non sembrano affatto favorire quei settori strategici che vengono considerati in tutto il mondo evoluto strumenti fondamentali per contrastare la crisi economica incombente. Ricerca e Università continuano a subire una riduzione del finanziamento e politiche di governance (accorpamento ministeriale di qualificati enti di ricerca, riduzione di autonomia, ecc.) del tutto inadeguate al ruolo propulsivo che dovrebbero avere. Tutto ciò in un Paese che da sempre ha contato un deficit in termini di investimento pubblico e privato, di numero di ricercatori e di capacità di innovazione, rispetto alle economie concorrenti.

Un ulteriore grave passaggio delle politiche in via di attuazione è dato dal decreto delegato del ministro Gelmini (213/2009) che mostra un evidente "tradimento" del principio costituzionale dell'autonomia statutaria per le istituzioni di alta cultura. Di fatto si sta consumando in questi mesi un clamoroso equivoco, in cui si proclama il riconoscimento dell'autonomia costituzionale degli Enti Pubblici di Ricerca quali il CNR, l'INAF e l'INGV, senza che questa venga realmente realizzata.

Gli statuti "autonomi", infatti, li stanno approntando organismi in cui non c'è neppure un ricercatore degli enti che verranno regolati da questi statuti. E' evidente che l'autonomia, per essere tale, deve prevedere un processo partecipativo delle comunità coinvolte, cosa che in questo caso è stato completamente ignorata.

La Costituzione, d'altra parte, non ha inteso determinare l'autonomia per "accrescere" una qualche forma di autoreferenzialità delle comunità scientifiche: lo ha fatto piuttosto per favorire l'esplicitarsi delle straordinarie potenzialità che questi settori sono in grado di offrire al Paese, in tutti gli ambiti della vita dei cittadini.

Per questo riteniamo che l'appello, che trovate sul sito osservatorio-ricerca debba essere sottoscritto. Invitiamo a sottoscrivere tanto i membri delle comunità scientifiche interne a questi Enti, quanto i membri delle comunità scientifiche esterne ad essi.

L'appello (e la lista dei firmatari) verrà inviato al Presidente della Repubblica assieme con due documenti di sostegno (un parere esperto su evidenti dubbi di costituzionalità del decreto; uno stralcio della relazione illustrativa del decreto che "tradisce" clamorosamente il testo di legge). Rivolgersi al Presidente della Repubblica, pure troppo spesso chiamato in causa in questo periodo, ci pareva comunque un passaggio obbligato, sia per la sensibilità dimostrata dal Presidente nei confronti di questo settore, sia per il fatto che entrano in gioco questioni di tutela dei principi costituzionali.

Appello per Statuti Autonomi degli EPR

Dopo circa 21 anni dalla legge n. 168 del 1989 in cui veniva riconosciuto alle Università Italiane il diritto di autonomia statutaria così come espressamente richiamato dall’articolo 33 della Costituzione della Repubblica Italiana, con la legge n. 165 del 2007 (modificata in seguito con l'articolo 27 della legge n. 69 del 2009) anche per gli Enti Pubblici di Ricerca (EPR) vigilati dal Ministero dell’Università e della Ricerca, si è inteso procedere alla realizzazione di statuti autonomi, corrispondendo in tal modo al dettato costituzionale.
A questo fine il decreto legislativo n. 213 del dicembre 2009 definisce le modalità e i limiti per la realizzazione di questi statuti (di enti quali il CNR, l’INAF, l’INGV). Di fatto questo decreto restringe i limitati margini di autonomia imposti dalla legge delega con vincoli che minano alla base la dichiarata autonomia statutaria.
Gli scienziati e il personale di ricerca sottoscrittore di questo appello, consapevoli della straordinaria rilevanza che potrebbe assumere per l’attività di ricerca –e quindi per il beneficio che ne conseguirebbe al Paese- un reale processo di autonomia (nel quadro complessivo di una più stringente valutazione e di un indirizzo strategico affidato alla politica per conto della società) esprimono forte preoccupazione e disagio tanto per i vincoli introdotti nel decreto legislativo 213, quanto per le modalità con cui si sta procedendo alla realizzazione di statuti cosiddetti “autonomi”.
Non si comprende infatti come sia possibile declinare il concetto di autonomia di un ente scientifico quando si esclude del tutto la comunità scientifica interna di questo ente. In particolare si chiedono come sia possibile che:
1) nell’organismo predisposto alla realizzazione dello statuto non sia presente neppure un ricercatore dell’Ente di cui si sta definendo l’autonomia.
2) nell’organismo di governo che la legge individua per l’ente (il Consiglio di Amministrazione) è prevista la partecipazione fortemente minoritaria (un solo membro su 7 nel caso del CNR!) della comunità di riferimento dell’Ente (che può essere interpretata oltretutto non necessariamente come "comunità interna").
In generale, si chiedono come sia possibile che:
3) la legge 213 non determini sostanziali indirizzi sulla partecipazione attiva della comunità interna alla vita istituzionale dell’Ente a tutti i possibili livelli.
E’ del tutto evidente pertanto che ci troviamo di fronte ad un inganno e ad un sopruso nei confronti di comunità di scienziati che pure hanno dimostrato il proprio valore, sia con la capacità di sostenere le proprie ricerche con l’acquisizione di ingenti fondi non istituzionali sia conseguendo ottimi giudizi nei processi di valutazione interni e internazionali e nelle apposite classifiche realizzate da agenzie internazionali di valutazione.
A tale comunità non solo non si riconosce alcun merito ma si sottrae la possibilità di qualificare al meglio il proprio lavoro e di contribuire nel modo più adeguato a quegli obiettivi di progresso e avanzamento culturale, scientifico, civile ed economico che solo le frontiere della nuova conoscenza sono in grado di fornire al Paese. Non a caso, la nostra Costituzione esalta il valore di chi si dedica alla ricerca scientifica e ne caratterizza il metodo. Tradire il dettato costituzionale significa, proprio per questo, ridurre le possibilità di progresso e avanzamento del Paese.

Primi Firmatari

Alessandro AMATO (INGV)
Angela BAZZANO (INAF)
Laura BERANZOLI (INGV)
Paola BERTOLAZZI (CNR)
Aldo AMORE BONAPASTA (CNR)
Augusto CHIOCCARIELLO (CNR)
Massimo COCCO (INGV)
Rosaria CONTE (CNR)
Angioletta CORADINI (INAF)
Anna DI GIORGIO (INAF)
Umberto DI PORZIO (CNR)
Rino FALCONE (CNR)
Paolo FAVALI (INGV)
Alberto MICHELINI (INGV)
Franco MIGLIETTA (CNR)
Roberto NATALINI (CNR)
Marco PADULA (CNR)
Luigi PIRO (INAF)
Francesco POLCARO (INAF)
Fabrizio RICCI (CNR)
Giovanni VALSECCHI (INAF)


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