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Covid: appello degli epidemiologi sull’abolizione dell’obbligo di isolamento dei positivi e di comunicazione dei dati

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Poco prima di Ferragosto sono stati aboliti l’obbligo di isolamento delle persone positive al Covid-19, qualsiasi restrizione per chi abbia avuto contatti con un positivo e la comunicazione quotidiana dei dati sui casi da parte delle Regioni a ministero della Salute e ISS. L’Associazione Italiana di Epidemiologia ha espresso le sue perplessità in merito a queste decisioni con un appello al governo, che pubblichiamo.  

Crediti immagine: Isaac Quesada /Unsplash

A ridosso di Ferragosto, una circolare del ministero della Salute che dà attuazione a un decreto legge del 10 agosto (DL 10 agosto 2023 n.105) ha comunicato l’abolizione dell’obbligo di isolamento per le persone risultate positive ad un test diagnostico molecolare o antigenico per SARS-CoV-2 e di qualsiasi restrizione per le persone che sono venute a contatto con casi di Covid -19.

La circolare ribadisce una serie di raccomandazioni per le persone risultate positive, le stesse in vigore per la maggior parte delle infezioni respiratorie (indossare un dispositivo di protezione delle vie respiratorie, ovvero mascherina chirurgica o FFP2, se si entra in contatto con altre persone; se si è sintomatici, rimanere a casa fino al termine dei sintomi; applicare una corretta igiene delle mani; evitare ambienti affollati; evitare il contatto con persone fragili, immunodepresse, donne in gravidanza, ed evitare di frequentare ospedali o RSA; informare le persone con cui si è stati in contatto nei giorni immediatamente precedenti alla diagnosi, se anziane, fragili o immunodepresse; contattare il proprio medico curante se si è persona fragile o immunodepressa, se i sintomi non si risolvono dopo tre giorni o se le condizioni cliniche peggiorano).

Per chi sia venuto a contatto con casi di Covid 19 la circolare raccomanda di porre attenzione all’eventuale comparsa di sintomi suggestivi di Covid-19 (febbre, tosse, mal di gola, stanchezza) nei giorni immediatamente successivi al contatto; di evitare nel corso di questi giorni il contatto con persone fragili, immunodepressi, donne in gravidanza e l’esecuzione di un test antigenico, anche autosomministrato, o molecolare per SARS-CoV-2 in caso di comparsa di sintomi.

Per quanto riguarda le persone con diagnosi confermata di Covid-19 ricoverate in ospedale oppure ospiti di RSA la circolare rimanda alle norme fin qui attuate.

Nello stesso decreto è prevista anche l’abolizione dell’obbligo di comunicazione quotidiana del numero di casi: le Regioni non dovranno più comunicare quotidianamente i dati Covid-19 al ministero della Salute e all’Istituto superiore di sanità, ma la trasmissione dei dati avrà una "periodicità stabilita con provvedimento della Direzione generale della prevenzione sanitaria del ministero della Salute".

AIE chiede chiarezza sui criteri delle nuove disposizioni in merito di Covid-19

In merito a queste disposizioni, l’AIE – Associazione Italiana di Epidemiologia – ha rivolto un appello al governo, in cui esprime perplessità per l’abolizione dell’obbligo di isolamento, in vigore anche per le comuni malattie esantematiche dell’infanzia, e per l’abolizione dell’obbligo di trasmettere i dati, quasi che non fosse più necessario sapere quanto succede per agire tempestivamente.

L’AIE sottolinea anche la mancanza di dati oggettivi su cui sono state fondate queste decisioni.

Ecco il testo dell’appello, pubblicato sul sito dell’AIE:

Una pandemia è un evento eccezionale e come tale richiede risposte eccezionali. L’intensità delle contromisure dovrebbe essere calibrata sulla pericolosità della diffusione  del patogeno responsabile. Covid-19 è stato particolarmente dannoso quando l’intera popolazione mondiale  era completamente suscettibile all’infezione e i quadri clinici di chi era contagiato erano molto severi.  Ridurre le occasioni di contagio è una norma sensata, che esiste per diverse infezioni incluse quelle considerabili banali  ma altamente contagiose anche al di fuori di eventi pandemici (si pensi alle malattie esantematiche o alla pediculosi per le quali i bambini non possono andare a scuola prima della guarigione). Nel corso della pandemia l’isolamento degli infetti è stata una regola sensata accettabile e comprensibile da tutti. Dopo tre anni e 26 milioni di casi ufficiali registrati (e chissà quanti non registrati o non diagnosticati) e una elevata proporzione di popolazione vaccinata quali criteri possono essere invocati per abolire l’obbligo di isolamento?

L’assenza di dati circa l’efficacia effettiva  negli ultimi mesi dell’obbligo in vigore non ci permette alcuna valutazione obiettiva per cui si riaccende la discussione sui favorevoli ed i contrari, senza che venga fornito alcun dato oggettivo e la popolazione generale non ha elementi per comprendere e aderire consapevolmente alle nuove disposizioni.  Se la presenza di un obbligo di legge sull’isolamento di chi è infetto con Covid-19 non è ritenuta più necessaria,  quale messaggio si intende mandare alle persone? Lo stesso titolo dell’articolo del decreto: « abolizione degli obblighi in materia di isolamento e auto sorveglianza » sembra invitare al totale rilassamento delle precauzioni.

Le decisioni di sanità pubblica sono veicolate da leggi e norme legali, ma la loro efficacia dipende soprattutto dall’adesione della popolazione generale e dalla partecipazione consapevole. Passare da un rigido controllo istituzionale ad una assunzione personale di responsabilità é possibile quando i rischi e le conseguenze della diffusione sono meno gravi. La pandemia è finita, ma l’epidemia continua e continuano i contagi, i ricoveri, i decessi. È quindi indispensabile dare delle chiare indicazioni su come ciascuno debba comportarsi nel caso risulti contagiato. Nel momento in cui il numero di infezioni (e anche di ricoveri) sta aumentando è importante rinforzare l’invito a comportamenti che evitino di incrementare la diffusione e non mandare messaggi troppo rassicuranti perché nessuno ha il diritto di mettere in pericolo l’altrui salute.

Analogamente la sospensione del monitoraggio quotidiano del numero dei casi sembra sottolineare come non ci sia più la necessità di tenere gli occhi aperti su quanto succede ed essere tempestivamente informati.  I dati della sorveglianza epidemiologica sono stati la bussola per le decisioni di sanità pubblica e anche le nostre scelte personali. Senza bussola come navigheremo? Se qualcosa ci ha insegnato la pandemia è che arrivare in ritardo su quanto succede è deleterio.  

AIE richiede che vengano esplicitati i dati e le considerazioni scientifiche a supporto delle decisioni prese e la formulazione di indicazioni di comportamento anche in consultazione con le società scientifiche competenti.

 


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