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Rodolfo Canestrari, intervista dall'Antartide

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Francesco Aiello e Angela Giorgi intervistano Rodolfo Canestrari, station leader della stazione Concordia in Antartide, dove i ricercatori studiano atmosfera e clima, scienze della Terra, evoluzione e adattamento degli organismi antartici, la biodiversità e molto altro.

In nome della scienza, attualmente ci sono 6 italiani, 5 francesi e un inglese che vivono ai confini del mondo. Fuori dalla stazione Concordia in Antartide, la temperatura media è di circa -70°C. L'equipaggio è circondato da 1000 chilometri di neve in tutte le direzioni. Altri umani, in un'altra base scientifica, sono a 600 chilometri di distanza. Data la stagione, l’équipe di ricerca non vede il sole da quattro mesi. Tuttavia, hanno accesso a Internet, che utilizzeranno per essere presenti venerdì 24 settembre nel corso della Maratona di SHARPER -Notte Europea dei Ricercatori. Noi di Scienza in rete abbiamo incontrato lo Station Leader, Rodolfo Canestrari.

Rodolfo, ci siamo lasciati un anno fa quando nel corso di SHARPER ci hai regalato in diretta streaming un’escursione a -60°C. Ormai manca poco: tra qualche mese lascerai la base, è tempo di bilanci.

A novembre raggiungerò una base francese sulla costa e poi con l’Astrolabe, una rompighiaccio, arriverò intorno ai primi di dicembre a Hobart. È stata un’esperienza di vita ancor più che di lavoro. È vero, sono passato da progettare e sviluppare telescopi a raccogliere dati sulla chimica e la fisica dell’atmosfera, ma soprattutto ho vissuto nella Concordia. Ci si trova a essere isolati da tutto il resto del mondo con persone che non si conoscono e devono convivere insieme almeno per un anno. Ognuno qui è importante allo stesso modo. Tutti hanno un compito specifico fondamentale per il funzionamento della base.

Un po’ come al Grande Fratello…

Sotto certi aspetti sì. Per esempio anche noi abbiamo il “confessionale”, dove possiamo parlare con una psicologa che ci segue ogni giorno. Però sulla Concordia non si può essere eliminati da un televoto. Cominciamo tutti insieme e finiamo tutti insieme qualunque cosa accada.

La Concordia fa studi sulle scienze dell’atmosfera e del clima, le scienze della Terra, l'evoluzione e adattamento degli organismi antartici, la biodiversità e molto altro ancora. La spedizione italiana rientra nel PNRA, il Programma Nazionale di Ricerche in Antartide, finanziato dal MUR, è coordinato dal CNR per le attività scientifiche e dall’ENEA per l’attuazione logistica delle Spedizioni. Come sono andati gli esperimenti?

Bene, direi. Abbiamo raccolto un bel po’ di dati che altri ricercatori dovranno studiare e analizzare. Altra cosa da dire che i ricercatori di base nella Concordia vengono studiati per capire il comportamento del corpo e della psiche in condizioni estreme. Anche questi dati sono molto utili comprendere la fisiologia umana.

Ora, dopo un anno, puoi dircelo, perché sei venuto in Antartide? Da chi scappavi?

In pieno lockdown mi è comparsa tra le mail la ricerca di personale per la Concordia. Mi ero candidato come astronomo ma poi, per alcuni problemi tecnici, non è stata attivata questa posizione e così mi hanno proposto un posto da fisico dell’atmosfera. Non ci ho pensato un attimo. È un’esperienza stancante ma non sono stanco di farla.

Dalla Concordia come si percepisce il mondo della ricerca italiana?

L’Italia non dedica troppi fondi alla ricerca, ma questa non è una novità. In qualche modo quest’emorragia nei finanziamenti ci tempra e ci stimola a dare il massimo nei momenti di difficoltà. Siamo abituati a non avere soldi per la scienza e quindi siamo maggiormente proattivi quando le condizioni a contorno cambiano. Ma questo non deve essere visto come un aiuto anzi è il rovescio della medaglia: bravi ricercatori che non hanno la possibilità di esprimersi nel proprio paese. Per questo poi molte nazioni fanno a gara per offrirci qualche posizione.

Sulla Concordia in quest’anno ci sono stati 6 italiani, 5 francesi e un inglese. Ecco, come avete vissuto la vittoria dell’Italia all’Europeo?

Benissimo, se poi aggiungiamo le medaglie olimpiche e le azzurre di volley non ci possiamo lamentare. L’unico rammarico è che non possiamo festeggiare in diretta per non occupare banda e rivediamo i momenti salienti solo qualche ora dopo l’evento. Ma va bene così.

 


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